Presentata dal Ministero della Salute la Relazione su alcol e problemi correlati, che segnala tra l’altro, come fenomeno allarmante, quello del binge drinking, cioè, l’assunzione eccessiva di alcolici al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo.
di Redazione —
I dati contenuti nella Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati nel 2021 in materia di alcool e problemi correlati, trasmessa dal ministro della Salute alle Camere, lo scorso 8 marzo 2022, presentata nel corso della Conferenza Nazionale Alcool 2022., rivelano come siano 8.700.000 i consumatori di alcol a rischio, oltre 64.500 le persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici, circa 3.700 gli incidenti stradali con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti in stato di ebbrezza, u un totale di 40.310 incidenti con lesioni rilevati da Polizia e Carabinieri.
In Italia, tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche, si rileva il fenomeno del binge drinking, l’assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, che rappresenta tra i giovani l’abitudine più diffusa e consolidata, raggiungendo i valori massimi tra i ragazzi con un’età compresa tra i 18 ed i anni.
Lo studio del trend dei consumatori binge drinker di età superiore a 11 anni mostra un aumento pressoché costante tra il 2014 e il 2020, con un incremento nell’ultimo anno pari al 7,3%, più marcato per le ragazze. Secondo l’analisi, inoltre, la percentuale di binge drinker tra i ragazzi è statisticamente superiore rispetto a quella femminile in ogni classe di età, ad eccezione dei minorenni, ossia quella fascia di popolazione per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto per legge della vendita e somministrazione di bevande alcoliche.
Tra le altre tendenze si conferma l’aumento del consumo di alcool occasionale e del consumo fuori pasto ed anche la progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono o solo vino o solo birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, specialmente tra le donne di 45 anni e più.
Da considerare, nell’analisi, anche l’impatto della pandemia sul consumo di alcol nel 2020, con particolare riguardo alle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria adottate dal Governo, come scrive, nella Relazione, il Ministro della Salute: «L’isolamento ha incrementato il consumo incontrollato di bevande alcoliche, anche, mediante iniziative ex-novo come gli aperitivi digitali sulle chat e sui social network, spesso in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione, resa sicuramente più fragile dalla pandemia.».
«L’alcoldipendenza è tutt’oggi un ambito che continua a necessitare di grande attenzione per le implicazioni sanitarie e sociali che ne derivano. Nel 2020 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati (in totale 487) 64.527 persone. Il 22,9% è rappresentato da utenti nuovi. La quota restante è costituita da persone già in carico dagli anni precedenti o rientrate nel corso dell’anno, dopo aver sospeso un trattamento precedente», osserva l’indagine, che, a livello regionale, pone la presenza maschile più evidente al centro-sud, sia per il totale degli utenti sia distinguendo gli utenti per tipologia, nuovi e già in carico o rientrati. Il 74,3% degli utenti ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 7,1% dei soggetti trattati ed una quota, non trascurabile, di individui di 60 anni e oltre pari al 18,7%.