L’ex carcere di Melfi da oggi è uno dei 38 #Grandi #Progetti nazionali del Ministero della Cultura.

di Michael Logrippo

Con l’approvazione da parte della Conferenza Unificata Stato-Regioni e un nuovo importante finanziamento di 4.561.000 di € erogato dal MIC, Ministero della Cultura, che si affianca a quello già stanziato dal Ministero dell’Interno di 3.300.000 di € dello scorso dicembre, prende avvio il progetto per la realizzazione del MIA, Museo dell’Innovazione e delle Arti, un grande laboratorio nazionale per la diffusione della cultura.
E’ quanto comunicano Vito Bardi, Presidente della Regione e Giuseppe Maglione, Sindaco di Melfi, che ha spiegato: “Abbiamo lavorato senza clamore per questo importantissimo risultato, fin dal giorno del nostro insediamento. Recuperando e rilanciando una rete di rapporti con importanti attori come l’Università, che aveva redatto lo studio iniziale e costruendo la candidatura con un infaticabile lavoro della giunta e degli uffici, cui va il mio ringraziamento. Ora siamo pronti ad affidare la progettazione del primo step, per il quale sono state già esperite le procedure amministrative: non c’è tempo da perdere”.

l’ex carcere di Melfi

Di proprietà del demanio dello Stato, l’edificio nel 2016 è stato oggetto di una delle prime e più significative operazioni di federalismo demaniale culturale in Italia, che ne ha determinato il trasferimento gratuito al comune di Melfi, sulla base di un progetto di fattibilità redatto da un team del DICEM, Dipartimento di Architettura e Beni Culturali dell’Università di Basilicata guidato dal prof. Ettore Vadini.
L’intervento consiste nel restauro e nella trasformazione dell’intero complesso in luogo di narrazione della storia moderna (dal XVI al XX secolo) della città, ospitalità e diffusione dei saperi.
L’edificio è stato destinato per circa quattro secoli, fin dalla fondazione nel secolo XVI, a convento di clausura femminile delle Clarisse costituendo uno dei capisaldi della vita religiosa della città. Convertito in caserma militare in epoca risorgimentale è stato, infine, destinato a carcere giudiziario fino agli anni ‘80 del ventesimo secolo: tutte storie che saranno narrate.

L’intervento si inserisce in un più ampio progetto del completamento del sistema museale della città di Melfi, già composto dal Museo Nazionale Archeologico (nel castello federiciano), dal Museo Diocesano (nel Palazzo Vescovile), dal Museo Civico (Palazzo Donadoni) e dalle cripte rupestri del sec. XXIII e XIV che, aumentando l’offerta culturale e turistica, indurrebbe il visitatore a soggiorni più estesi nella cittadina innescando ricadute positive sulle attività locali in termini economici e di valorizzazione.
La particolare destinazione del MIA, Museo dell’Innovazione e delle Arti, peraltro, è orientata a favorire importanti sinergie con il mondo delle produzioni di eccellenza del territorio, che potranno rappresentare le proprie tecniche di produzione tradizionale e sviluppare iniziative di valorizzazione dei saperi, anche di tipo formativo e professionale, attivando anche forme di ospitalità qualificata e residenze d’artista e per studenti, secondo una logica di “museo attivo”. Diventerà, insomma, un grande polo di attrazione culturale per Melfi, il territorio e, perché no, per l’intera Italia visto il rilievo nazionale dell’operazione.

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