La pandemia ha un forte impatto sulla salute mentale, tanto che il 60% degli psicologi, oggetto di una ricerca IRIB-CNR, denuncia un aumento di nuovi pazienti e disturbi specifici: ansia, depressione e disturbi del sonno.
di Redazione —
Uno studio pubblicato sul ‘Journal of Affective Disorders Report’, realizzato da IRIB-CNR, Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina, in collaborazione con l’Università della Calabria e Università Magna Graecia di Catanzaro, rivela come la pandemia abbia cambiato il lavoro di psicologi e psicoterapeuti, e sulle differenze che questi professionisti vedono in termini di impatto del Covid sulla salute mentale. Lo studio, che si è avvalso di questionari on line, proposti ad oltre 200 psicologi, cerca di comprendere come la pandemia abbia influito sulla loro attività clinica, su come le misure di quarantena abbiano avuto e continuano ad avere sulla salute mentale, tanto che sei psicologi su dieci denunciano un aumento di nuovi pazienti in pandemia, più colpite sono le donne, con disturbi che si sono concentrati soprattutto su ansia, depressione e disturbi del sonno, nonché sul loro modo di lavorare di psicologi e psicoterapeuti spostatosi su nuovi strumenti come la “telepsicologia”, perché all’inizio furono obbligati in quanto il loro lavoro non venne considerato “servizio essenziale”.
Il punto di partenza è che l’onda lunga della pandemia ha notevoli conseguenze sulla salute mentale, tanto da essere analizzato da diversi studi, come si legge in una nota IRIB-CNR, che spiega: «Numerosi sono i sintomi comportamentali descritti, sia in chi è stato contagiato dal virus, sia in chi, invece, è stato vittima di fattori indiretti come: lunghi periodi di quarantena, perdita del sostegno sociale e sovraesposizione a fenomeni di infodemia. Tutte le ricerche scientifiche svolte nell’ultimo anno sono concordi nell’indicare che la pandemia e le misure di quarantena stanno seriamente impattando la salute mentale. Questo ha sopraffatto i sistemi sanitari di molti paesi e, naturalmente, ha colpito gli operatori sanitari che combattono in prima linea».
L’impatto sulla salute mentale è duplice: investe le persone e il loro benessere psicologico messo sotto stress, non solo dal virus, ma anche dalle limitazioni della vita quotidiana, dall’isolamento, dall’incertezza. Su tutto c’è il modo in cui psicologi e psicoterapeuti offrono sostegno, molto cambiato da quello che si ricorda, come spiega il neuroscienziato dell’IRIB-CNR, Antonio Cerasa: «Quando Covid-19 ha colpito per la prima volta, i professionisti della salute come psicologi e psicoterapeuti non erano considerati “servizi essenziali”. Questo significava che gli psicologi non erano autorizzati a vedere i clienti faccia a faccia, e tutte le sessioni dovevano essere spostate su piattaforme di telemedicina. D’altra parte, l’aumento dei problemi di salute mentale durante l’epidemia di Covid-19 ha ulteriormente rafforzato il bisogno generale di assistenza. In questo contesto, si è entrati, forzatamente e velocemente, in una nuova era di ‘telepsicologia’, senza però avere dati scientifici e una reale guida metodologica su come traslare gli interventi di persona in interventi online.».
I risultati dello studio possono essere così sintetizzati: durante il lockdown gli psicologi italiani hanno ammesso che la pandemia ha fortemente influito sulla loro pratica clinica (60%) e per questo che la maggior parte (85%) ha utilizzato le varie forme di modalità online per continuare il lavoro terapeutico sui pazienti. Il 65% dice di non aver avuto particolari problemi nel passaggio alla telepsicologia, così come la maggior parte dei pazienti ha riportato un feeling positivo con questa nuova modalità di rapporto clinico. C’è stato un aumento di pazienti per sei psicologi su dieci. I problemi di salute mentale più diffusi si concentrano su ansia, depressione e disturbi del sonno, come precisa la nota IRIB-CNR: «Quasi il 60% degli psicologi ha rilevato un aumento nel numero di nuovi pazienti, i quali, per la maggior parte non erano stati mai infettati dal virus. Questa nuova ondata di pazienti è stata caratterizzata prevalentemente dalla presenza di sintomi specifici quali: ansia, depressione e disturbi del sonno. Anche nei pazienti già in trattamento si è notata una recrudescenza di sintomatologie pregresse durante la pandemia sempre relativamente a queste tre tipologie di sintomi».
Il dato relativo al profilo dei pazienti, che hanno fatto ricorso alle cure di psicologi e psicoterapeuti rivela come quelli più vulnerabili a questi disturbi psicologici sono risultate le donne, impiegate, con bassa scolarità, di età tra i 26 e i 45 anni, non sposate.