BUSSONE: «I cittadini, in tutto il Paese, anche nelle aree montane, hanno il diritto di vedere l’intero bouquet televisivo, compresi i canali tematici RAI, comprese le tv regionali e locali. Senza ulteriori spese e senza interventi a carico degli Enti locali, onerosi e finora rimasti senza copertura finanziaria e politica!».
di Redazione —
Dopo la richiesta di UNCEM, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, sulle indicazioni di Ministero dell’Interno e Ministero dei Trasporti sul green pass da controllare per i ragazzi con più di 12 anni che devono accedere al trasporto scolastico, è arrivata la risposta del Governo che così a chiarito:
1. Per i soli motivi di salute e di studio, accesso ai mezzi pubblici per lo spostamento da e per isole minori con Green pass base e non rafforzato fino al 10 febbraio.
2. Il trasporto scolastico dedicato non è equiparato a trasporto pubblico locale rispetto all’uso delle Certificazioni verdi Covid-19 ed è accessibile fino al 10 febbraio agli studenti (primaria, secondaria di primo e di secondo grado), anche sopra i 12 anni, con solo obbligo di mascherina Ffp2 (e senza Green pass). Sugli scuolabus non c’è obbligo di Green pass che invece dal 10 gennaio, è obbligatorio, nella forma “rafforzata“, sui mezzi pubblici normali.
Riguardo, invece, ai ripetitori tv spenti per cambio frequenze, UNCEM, ha chiesto a tutti gli Enti montani italiani proprietari di impianti per la trasmissione televisiva di bloccare ogni tentativo di spegnimento dei ripetitori, a opera di imprese incaricate dal Ministero dello Sviluppo Economico e, attraverso le parole del suo Presidente Marco Bussone, sottolinea: «I ripetitori TV non si spengono. La mobilitazione è necessaria, a tutela dei cittadini residenti nei Comuni montani. Intervenga con urgenza il MISE per sostenere gli Enti, Comuni, Comunità, Unioni montane, in questo complesso passaggio di frequenze e adattamento tecnologico dei ripetitori.
Di certo gli impianti non possono e non devono essere spenti. Faremo resistenza. Perché non accettiamo di fare le spese, come comunità ed Enti locali dei territori, di una non gestione del cambio delle frequenze da parte del Ministero competente.
Queste cose non si improvvisano e vanno guidate, operativamente. Anche d’intesa con RAI e INWITT. Uncem chiede da almeno un anno al MISE di intervenire. Nulla è stato fatto.
Ora il Ministero deve convocarci, in sede tecnica e politica, capire dove sono gli impianti e quante risorse servono per adeguarli. Se non riuscirà, allora si stanzino risorse per consentire ai cittadini delle aree montane coperti da segnali di ripetitori non RAI o RAIWAY, di acquistare la parabola e il decoder e dunque vedere la televisione con il TVSat.
Uncem prosegue anche nei rapporti con il sistema delle TV regionali, rappresentate da Confindustria Radio-TV, per evitare black-out e ingenti spese da parte delle imprese del settore.
I cittadini, in tutto il Paese, anche nelle aree montane, hanno il diritto di vedere l’intero bouquet televisivo, compresi i canali tematici RAI, comprese le tv regionali e locali. Senza ulteriori spese e senza interventi a carico degli Enti locali, onerosi e finora rimasti senza copertura finanziaria e politica.».