MAMONE: «Il raggiungimento degli obiettivi previsti da “Agenda 2030” per il settore agroalimentare richiede innanzitutto un forte investimento nella formazione, esigenza particolarmente avvertita dalle nuove generazioni. Parallelo è il ruolo della ricerca: una proposta operativa è quella di creare ‘Incubatori Agricoli Locali‘ per l’impiego delle nuove tecnologie, tra loro funzionalmente collegati per la condivisione di progetti e risultati. La loro peculiarità locale consentirebbe un legame con il territorio, con la possibilità di prevedere momenti di scambio con gli operatori locali e di essere loro valido supporto per la transizione digitale.».
di Redazione —
Dopo decenni di abbandono delle campagne e di declassamento, fino alla vera e propria ghettizzazione, per il settore primario, l’agricoltura sembra essere tornata a polarizzare interessi, anche professionali, principalmente, da parte dei giovani. Una ritrovata attenzione per la qualità della vita, l’accresciuta sensibilità per le tematiche ambientali, ma anche l’esperienza della pandemia stanno concorrendo a recuperare quel rapporto tra uomo e natura che sembrava compromesso.
La prospettiva del PNRR, la sfida dell’innovazione e delle nuove tecnologie, l’esigenza di far fronte alla competitività globale costituiscono la nuova frontiera di una nuova imprenditorialità agricola, principalmente giovanile, orientata ad un domani più armonico, sostenibile, capace di sposare le ineluttabili logiche del profitto con la difesa della salute dell’ambiente e dell’individuo.
Su queste tematiche si sono confrontati i relatori del convegno “Ripartiamo insieme, per un nuovo Patto di rilancio dell’agricoltura del Mezzogiorno”, promosso dalla CONFSAL, confederazione di sindacati autonomi dei lavoratori, svoltosi a Roma, in Palazzo Merulana a San Giovanni, che ha registrato in apertura dei lavori, il segretario CONFSAL, Angelo Raffaele Margiotta, sottolineare i ritardi atavici del nostro Mezzogiorno, che ha un PIL, Prodotto Interno Lordo, inferiore del 70 per cento a quello del Nord Italia.
Tra le varie personalità politiche intervenute, il ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha ricordato la nuova centralità dell’agricoltura grazie alla svolta green, il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin ha richiamato gli stretti collegamenti tra agricoltura, industria alimentare e “made in Italy”, il presidente della commissione Agricoltura alla Camera, Filippo Gallinella, ha sottolineato l’importanza del “made in Italy sostenibile”, ricordando che questa è la strada per vincere nei mercati internazionali. Mentre Francesco Battistoni, sottosegretario al MIPAAF, si è soffermato su biologico e biodinamico, orgoglio del Sud, che offrono già tutte le condizioni che ci richiede l’Europa, dalla qualità dei cibi alla salvaguardia dei terreni. Il parlamentare europeo, vice presidente della commissione Agricoltura, Paolo De Castro, che ha illustrato le novità della PAC che entrerà in vigore il primo gennaio 2023.
Angelo Frascarelli, presidente di ISMEA, ha ricordato che nel 2022 si riapre l’acquisto di terra, “ma con logiche nuove di efficientamento per evitare gli insuccessi”, che è a disposizione lo strumento ‘Ismea Investe’, partecipazione al capitale sociale di grandi imprese che vanno bene e possono andare meglio e infine il ruolo importante delle garanzie per il credito per gli investimenti.
Cosimo Nesci, segretario FNA, ha richiamato l’importanza dell’inserimento dei giovani in agricoltura anche come risposta al dramma della disoccupazione, crescente vocazione che va sostenuta favorendo l’accesso al credito e abbattendo i tempi biblici della burocrazia. L’esigenza di un Piano straordinario per l’agricoltura è stato il tema dell’intervento di Leonardo De Marco, dirigente FEDERAGRI.
Carmelo Satta, presidente FENAPI, ha posto l’attenzione sulla figura del piccolo agricoltore, custode della tradizione, della qualità e dell’eccellenza dei nostri prodotti, proponendo la costituzione di una rete di “contadini custodi”, utilizzando i 135.000.000 di € del fondo Green Communities.
L’analisi degli effetti della pandemia sull’agricoltura sono stati al centro del contributo di Alessandro Del Fiesco, presidente nazionale ASNALI, mentre Maria Mamone, segretario generale Snalv, ha focalizzato il suo intervento sul PNRR.
Particolarmente apprezzata la proposta di Domenico Mamone, presidente dell’UNSIC, sintetizzata con l’acronimo FSO: Formazione, Sensibilizzazione e Occupazione, che ha spiegato: «Il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per il settore agroalimentare richiede innanzitutto un forte investimento nella formazione, esigenza particolarmente avvertita dalle nuove generazioni Parallelo è il ruolo della ricerca: una proposta operativa è quella di creare Incubatori Agricoli Locali per l’impiego delle nuove tecnologie, tra loro funzionalmente collegati per la condivisione di progetti e risultati. La loro peculiarità locale consentirebbe un legame con il territorio, con la possibilità di prevedere momenti di scambio con gli operatori locali e di essere loro valido supporto per la transizione digitale.».
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, collegata alla comunicazione, la proposta UNSIC è strutturata su una duplice accezione: da un lato avvicinare le nuove generazioni al settore agroalimentare, dall’altro l’istanza rivolta alle istituzioni, alle associazioni datoriali, agli enti bilaterali ed ai centri di assistenza agricola verso un maggiore sostegno alle imprese agricole, specie quelle di modeste dimensioni.
Il terzo punto: per sostenere l’occupazione dipendente servono misure strutturali, ad esempio l’introduzione di sgravi contributivi per le imprese di nuova istituzione o misure per il ricambio generazionale che sostengano tanto il soggetto uscente che quello entrante, con la previsione di regimi di vantaggio per la cessione dei beni aziendali.
Infine, per l’autoimprenditorialità occorrerebbe l’estensione oltre il 31 dicembre 2021 dell’esonero dal versamento dei contributivi previsto dalle ultime leggi di bilancio in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali con età inferiore a quarant’anni. Sarebbe utile anche la riesumazione di atti normativi proficui, come la legge 44 del 1986, nota anche come “legge De Vito” per l’imprenditorialità giovanile, da cui attingere le migliori esperienze operative.
Stante la difficoltà manifestata dai giovani imprenditori di accesso alla terra sarebbe d’ausilio l’apporto di proprietari privati ed enti pubblici per la concessione di terreni a destinazione agricola a condizioni agevolate. Proficua anche la stipula di convenzioni con gli enti preposti alla gestione dei terreni sottratti alla criminalità in modo da destinarli a nuove iniziative degli imprenditori agricoli.
Da non dimenticare il nodo dell’accesso al credito dei giovani imprenditori agricoli, anche attraverso lo strumento del finanziamento pubblico e la creazione di strutture di supporto per l’accesso al credito o la partecipazione a bandi nazionali o europei.
Da ultimo in relazione ai bandi di finanziamento previsti per l’avvio di impresa, rilevate le criticità connesse al primo insediamento e alla fase di start up, si segnala l’opportunità di prevedere in seno all’ente erogatore una fase di tutoraggio e follow up dei progetti finanziati, onde supportare il giovane imprenditore nella realizzazione del suo business.