POGGIO: «Quello che colpisce nella ricerca sono le differenze tra le città più grandi e i territori dei centri minori. Se durante le chiusure i pochi spostamenti di quartiere nelle grandi città sono avvenuti soprattutto a piedi o in bici, in Italia abbiamo usato prevalentemente l’automobile. Alla riapertura nelle città si compiono più del doppio degli spostamenti quotidiani, si va spesso a piedi quanto in auto, ci si muove ugualmente con i mezzi pubblici e in bicicletta quanto i centri minori, e in più si usano tutti i differenti mezzi in condivisione dal monopattino all’auto.».
di Redazione —
Un sondaggio, promosso da Legambiente e realizzato in collaborazione con IPSOS, nell’ambito di Clean Cities Campaign, somministrato su scala nazionale e con un focus sulle grandi città di Milano, Torino, Napoli e Roma, dà il via all’Osservatorio sugli Stili di Mobilità, che si propone di monitorare annualmente comportamenti e propensioni della mobilità degli italiani, con un’attenzione particolare alle principali città del Paese, ha rivelato come gli italiani si muovano molto in automobile e poco con il Trasposto Pubblico Locale, camminino abbastanza e vorrebbero un’offerta integrata dei servizi di trasporto.
I cittadini, secondo il sondaggio, diventano più selettivi nella scelta dei mezzi per spostarsi: l’auto di proprietà resta la regina degli spostamenti e il trasporto pubblico non regge all’impatto, a causa dei problemi di affollamento e della paura del contagio. I dati a confronto raccontano storie diverse per ciascuna città: per i milanesi si tratta ancora di elaborare il lutto dei recenti rincari, romani e napoletani soffrono della scarsa copertura territoriale e dell’aleatorietà degli orari, e per i primi, si aggiunge l’insoddisfazione per una metropolitana sottodimensionata alle necessità della capitale. A Torino, la scarsità di passaggi e le insoddisfacenti puntualità non sembrano giustificare il costo del biglietto.
Anche il lavoro da casa ha sicuramente influenzato i cambiamenti nelle abitudini di mobilità delle persone: se prima 3 lavoratori su 4 si recavano quasi tutti i giorni sul posto di lavoro, oggi resta a casa il 69% e domani probabilmente il dato crescerà. Nelle 4 città metropolitane, con più uffici pubblici e grandi imprese, il cambiamento è più evidente: tornerà spesso al lavoro solo la metà dei lavoratori con il 48% a Milano ed il 53% a Torino. Tuttavia proprio nelle città ricominciamo a muoverci molto di più, anche più di 3 o 4 volte al giorno, usiamo tanto l’auto, ma sempre più spesso anche i piedi: gli spostamenti superiori ai 10 minuti a piedi equiparano o superano quelli in auto. È cresciuto, inoltre, l’uso della bicicletta a pedalata assistita e, soprattutto, del monopattino, sia proprio che in sharing. Le nuove politiche urbane, dove intraprese, hanno consentito cambiamenti importanti: gli abbonamenti scontati per studenti, nuovi servizi di sharing mobility, nuovi percorsi ciclopedonali, i dehor di bar e le pedonalizzazioni.
«Quello che colpisce nella ricerca sono le differenze tra le città più grandi e i territori dei centri minori. Se durante le chiusure i pochi spostamenti di quartiere nelle grandi città sono avvenuti soprattutto a piedi o in bici, in Italia abbiamo usato prevalentemente l’automobile. Alla riapertura nelle città si compiono più del doppio degli spostamenti quotidiani, si va spesso a piedi quanto in auto, ci si muove ugualmente con i mezzi pubblici e in bicicletta quanto i centri minori, e in più si usano tutti i differenti mezzi in condivisione dal monopattino all’auto», dice Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente.
Le aree metropolitane sono il luogo naturale della multimodalità, con alcune differenze tra le quattro città coinvolte nell’analisi, infatti, si prendono sempre più mezzi o servizi di trasporto anche per compiere lo stesso viaggio, a Milano 2 volte e mezza più che in Italia, a Napoli, Torino e Roma il doppio. La formula quasi unica di combinazione tra più mezzi vede ancora una volta il primato delle auto, in combinazione con il trasporto pubblico, soprattutto, a Roma. Bici o monopattino e mezzi pubblici sono il connubio che convince invece un cittadino su cinque nelle altre tre città.
In crescita la sharing mobility, che presenta tanti vantaggi per i cittadini: risparmia e fa risparmiare costi fissi, è pratica, è riconosciuta come meno impattante sull’ambiente, risolve il problema dei parcheggi, offre la possibilità di combinare più tipi di mezzo e risulta più flessibile negli accessi ad aree della città a limitazione di traffico. Però, non è per tutti, in quanto non ha ancora una capillarità di offerta che possa soddisfare una porzione importante della popolazione: ci sono 20 servizi di sharing mobility a Milano, 15 a Roma, ma a fine 2020 si contavano, come rivelato dall’Osservatorio Sharing Mobility, 120 servizi di micromobilità anche nelle Regioni del Sud e nei centri minori, facendo segnare, complessivamente, 4 spostamenti su 10 in sharing ai monopattini.
Riguardo ai veicoli elettrici, che hanno forte potere di attrazione sui conducenti italiani, i costi, la durata della batteria e velocità di ricarica e, specie per l’auto, i punti di ricarica più diffusi, fanno segnare ancora alcune limitazioni.