BONAZZI: «Noi diciamo No ad aumenti contrattuali ridicoli ed inconsistenti del salario ma anche a delle finte revisioni della classificazione degli operatori che mettano nuove zeppe nella carriera dei lavoratori… Chiediamo aumenti sostanziosi degli stipendi base, 2.000 € netti mensili… Per questo abbiamo indetto lo sciopero e faremo dei presidi sotto gli assessorati regionali che rappresentano i datori di lavoro della sanità.».
di Redazione —
«Non solo assistiamo a trattative per il rinnovo del CCNL del comparto della sanità che sono povere di contenuti economici e stanno per delineare una nuova presa in giro per gli operatori ma, oggi, abbiamo la certificazione della Ragioneria Generale dello Stato che ci dice che anche nei premi per i lavoratori la sanità è una vera caporetto.
Le tabelle RGS, infatti, certificano una distribuzione media pro capite per lavoratore di 5.444 € negli enti pubblici non economici (Inps, Inail, ecc.) di 4.539 per le agenzie fiscali (entrate, dogane e monopoli) contro un distribuito di 1.760 € in media pro capite per lavoratore della Sanità una sproporzione abissale che giustifica a priori la rabbia e tutte le frustrazioni degli operatori sanitari (persone laureate e specializzate) che non ne possono più di vedersi trattati da pezzenti da questo Paese e che lunedì 11 ottobre 2021 sciopereranno per rivendicare il loro diritto a vedersi riconosciuta, anche economicamente, le proprie competenze e la dignità professionale», dichiara Adamo Bonazzi, Segretario Generale FSI-USAE, precisando: «Come FSI-USAE diciamo subito che la differenza di 3.684 € (solo per i premi) sono una differenza economica tra gli altri enti e la sanità che rappresenta una vergogna nazionale che va lavata immediatamente colmando il differenziale economico negli stanziamenti contrattuali.
Noi diciamo No ad aumenti contrattuali ridicoli ed inconsistenti del salario ma anche a delle finte revisioni della classificazione degli operatori che mettano nuove zeppe nella carriera dei lavoratori.
Chiediamo aumenti sostanziosi degli stipendi base (2.000 € netti mensili); indennità professionali specifiche per operatori sanitari e socio sanitari; il riconoscimento delle competenze professionali e percorsi di carriera aperti ed il posizionamento nell’area dirigenziale delle professioni sanitarie. Per questo abbiamo indetto lo sciopero e faremo dei presidi sotto gli assessorati regionali che rappresentano i datori di lavoro della sanità.».