La preoccupazione adesso è per l’altro materiale tossico sequestrato, stivato nei pressi del luogo dove è avvenuto l’incendio e al capannone sito in ‘Zona CIP’, in agro di San Severo, dove dovrebbero esserci circa 650 tonnellate di ecoballe, anche queste poste sotto sequestro da qualche anno, che, qualora dovessero andare bruciate, arrecherebbe danni irreparabili non solo alla salute dei sanseveresi, ma, anche, al settore agroalimentare, elemento fondamentale della economia locale.
di Redazione —
Sono giorni che nella città San Severo si avverte la puzza di qualche cosa che sta andando a fuoco. Oltre alla puzza derivante dai grandi incendi del grano, forse ad opera del racket delle estorsioni, dei piccoli incendi dell’erba non fatta tagliare nella periferia cittadina, e non solo, dei vari cumuli bruciati qua e là lungo le strade che raggiungono San Severo, questa mattina, gran parte dei sanseveresi e degli apricenesi, i cittadini che abitano nella vicina città di Apricena, hanno avvertito un odore sgradevole, che proveniva da una colonna di fumo nero, proveniente da un incendio di ecoballe verificatosi presso un centro situato, appunto, lungo la S.S. 89, nel tratto che collega San Severo ad Apricena.
Le circa 300 ecoballe andate a fuoco erano state poste sotto sequestro dal NOE dei Carabinieri, nel lontano 2017. Sul luogo dell’incendio sono prontamente intervenuti i Carabinieri della Compagnia di San Severo, i tecnici dell’ARPA e i Vigili del Fuoco di San Severo, per gli interventi urgenti, nonché per gli accertamenti del caso.
Le preoccupazioni per i danni alla salute dei cittadini di San Severo, non finiscono qui, infatti, come lo stesso sindaco, fortemente preoccupato per l’accaduto, nello scrivere al Prefetto di Foggia, Carmine Esposito, per chiedere la convocazione di un Tavolo Tecnico, sottolinea: «Purtroppo, in una delle strutture adiacenti al luogo dell’incendio di stamane è presente un ingente quantitativo di ecoballe, frutto di un sequestro posto in essere, nell’aprile 2021, dalla Guardia di Finanza, a seguito di un procedimento penale pendente innanzi al Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.».
La richiesta di convocazione del Tavolo Tecnico dovrebbe servire, come si legge nella nota proveniente da Palazzo Celestini, sede del governo cittadino sanseverese, a provvedere con impellente necessità «alla rimozione, ovvero, all’immediato smaltimento, dell’ingente quantitativo di materiale tossico sequestrato, che, qualora dovesse essere ulteriormente oggetto di incendi, di origine probabilmente dolosa, arrecherebbe danni irreparabili alla salute dei miei Concittadini, al settore agroalimentare, elemento fondamentale della economia locale, ed alla sicurezza di tutti. A tanto si aggiunga che, in un capannone sito in ‘Zona CIP’, in agro di San Severo, di metri quadri 500, risulterebbe esserci un quantitativo di circa 650 tonnellate di ecoballe, anche queste poste sotto sequestro da qualche anno.».