di Redazione —
«È allarmante il dato relativo all’occupazione femminile considerando che, secondo l’ISTAT, i posti di lavoro persi nel 2020 sono oltre 300.000.
Il prezzo della pandemia e la mancanza di politiche attive hanno causato un vero e proprio tsunami che ha coinvolto principalmente le lavoratrici autonome e le precarie.
Dal confronto fra novembre e dicembre 2020 emerge che a dover lasciare l’impiego sono state 99.000 donne a fronte dei 2.000 casi registrati fra gli uomini.
Il dato occupazionale in Italia continua a essere impietoso e registra nell’ultimo anno un saldo negativo di oltre 440.000 occupati usciti dal mercato del lavoro.
Alla luce del prossimo sblocco dei licenziamenti, questa situazione potrebbe innescare una bomba sociale causando la perdita di milioni di posti di lavoro.
In tal senso, serve subito un Governo per far fronte all’emergenza in atto e dare risposte concrete a imprese e lavoratori che sono in sofferenza», dice Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, Unione Generale del Lavoro, in merito ai dati ISTAT sul calo dell’occupazione femminile.