FORNI: «In Italia le denunce di infortunio mortale sono state in totale 306, aumentate del 9,2% rispetto alle 280 vittime dello stesso periodo del 2020. Investiamo in una formazione concreta, che non sia solo un adempimento formale, fatta di corsi on line e di inefficaci attestati a pagamento, che non impediscono di morire con le stesse modalità di 50 anni fa.».
di Redazione —
«Il grande Totò diceva: “È la somma che fa il totale”, ma sembra che quando si tratta di contare i morti sul lavoro non c’è somma che smuova le coscienze e la determinazione a cambiare questa situazione da troppo tempo inaccettabile.
L’insicurezza in Italia è il 2,6% del PIL e la sicurezza sul lavoro, non è solo una questione di indagini penali e ispezioni, ma, innanzitutto, di politica economica e del lavoro. Le vittime degli infortuni non sono solo i lavoratori e le lavoratrici, ma anche la collettività e lo Stato che devono sostenere costi altissimi per la prevenzione e la repressione nonché per indennizzare, costi sanitari, assistenziali, giudiziari. Per ogni infortunio si eludono gli obblighi, i lavoratori subiscono, lo Stato sostiene una spesa pubblica pari ad una finanziaria.
Con l’assunzione di 2000 ispettori, voluta anche dal Ministro del Lavoro Orlando, il PNRR va in questa direzione: ciò significa intervenire prima che il danno si verifichi e prima che si producano e si piangano nuovi morti.
Secondo gli ultimi ‘Open Data’ INAIL sull’andamento infortunistico, in Italia nel periodo gennaio-aprile 2021, le denunce di infortunio mortale sono state in totale 306, aumentate del 9,2% rispetto alle 280 vittime dello stesso periodo del 2020.
Investiamo in una formazione concreta, che non sia solo un adempimento formale, fatta di corsi on line e di inefficaci attestati a pagamento, che non impediscono di morire con le stesse modalità di 50 anni fa», ha detto Zoello Forni, Presidente nazionale dell’ANMIL, Associazione fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, dopo gli incidenti occorsi, lo stesso giorno, a tre lavoratori, due caduti dentro una cisterna profonda alcuni metri in un’azienda vinicola in provincia di Cuneo, mentre un altro lavoratore, a Bergamo, perdeva la vita, travolto da un carico di 5 quintali che stava scaricando da un mezzo pesante.