Con il decreto firmato dal Ministro della Salute, dallo scorso 24 maggio 2021, i veterinari potranno prescrivere anche farmaci equivalenti a uso umano per la cura degli animali domestici: per cui, come dice OIPA: «circa il 40% delle famiglie potrà risparmiare fino al 90% per alcune patologie.».

di Redazione —

Dallo scorso 24 maggio 2021, gli animali domestici possono essere curati, su prescrizione veterinaria, anche con farmaci equivalenti a uso umano, più economici, ma di uguale efficacia, è quanto prevede il decreto firmato dal Ministro della Salute e pubblicato in Gazzetta Ufficiale., che all’art.1, comma 3, precisa: «In attuazione dell’art. 10-bis del decreto legislativo 6 aprile2 006, n. 193 il medicinale per uso umano potrà essere prescritto sulla base della miglior convenienza economica dell’acquirente per il trattamento dell’animale in cura e di cui l’acquirente sia proprietario o detentore, e comunque soltanto a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario indicato per il trattamento dell’animale in cura.».

«A beneficiarne sarà circa il 40% delle famiglie, che potrà risparmiare fino al 90% per alcune patologie animali. Infatti, i medicinali veterinari hanno un costo alto, che, talvolta, rende difficile a volontari e famiglie prendersi cura dei propri animali, dovendo pagare farmaci i cui equivalenti a uso umano sono meno costosi», spiega l’OIPA, Organizzazione internazionale protezione animali, che attraverso le parole del suo presidente, Massimo Comparotto, precisa: «Il randagismo è combattuto ogni giorno da chi adotta un animale dai canili, dai gattili e dai gestori dei rifugi. Nelle more di qualche amministrazione pubblica, che non gestisce a dovere questa piaga sociale, appariva davvero iniquo continuare a penalizzare chi adotta un animale, o ne ha cura nelle strutture di ricovero, o nelle colonie feline. Il legislatore colma una lacuna e, in attesa di un generale abbassamento dei prezzi della sanità animale, consentirà ai veterinari di prescrivere farmaci equivalenti a uso umano, molto meno onerosi.».
«Non basterà la parità del principio attivo per poter prescrivere il medicinale ad uso umano che costa meno. Il decreto costringe il medico veterinario ad uno slalom prescrittivo  fra paletti, limitazioni e divieti che di fatto vanificano il principio della “miglior convenienza economica dell’acquirente. Infatti, a parità di principio attivo, fra medicinale veterinario e medicinale ad uso umano, quest’ultimo potrà essere prescritto solamente in presenza di ulteriori pre-condizioni, come ad esempio la circostanza che l’uso del medicinale veterinario sia rischioso o controindicato per l’animale in cura», è il giudizio critico dell’ANMVIAssociazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, secondo cui, in realtà, vi sono forti limitazioni di accesso al medicinale ad uso umano: «perché l’AIFA potrà precluderlo alla prescrizione veterinaria, ma anche perché vengono vietate all’impiego veterinario alcune classi di medicinali antibiotici ad uso umano.». Per quanto riguarda gli antibiotici non vietati, l’ANMVI spiega che «al Medico Veterinario si impone in questi casi l’obbligo del test di sensibilità, una verifica che può richiedere fino a sette giorni e che rischia di ritardare il trattamento di infezioni gravi negli animali da compagnia. Per questo, la Veterinaria europea chiede di sviluppare test rapidi.».

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