BONAZZI: «Pensare di superare il limite fissato dallo stipendio del Capo dello Stato per i Dirigenti PA è sbagliato nel merito prima ancora che nel metodo. La dirigenza non è una casta e i confini della relativa area non sono invalicabili. La questione dei quadri e dei professionisti della sanità non è stata risolta e non si risolverà con questo contratto.».
di Redazione —
«Prendiamo atto delle parole del Presidente dell’ARAN, il Consigliere Naddeo, riportate nell’intervista di oggi sul ‘Messaggero di Roma’ per dire che non siamo affatto d’accordo e che il pensiero che sottintende il virgolettato titolo: “Dirigenti PA, va superato il limite dei 240.000 €” è sbagliato nel merito prima ancora che nel metodo. Anche perché quando dice queste cose, in pratica, parla anche della propria posizione», dice Adamo Bonazzi, Segretario Generale FSI-USAE, sottolineando: «C’è un problema di giustizia negli stipendi della pubblica amministrazione e su questo concordiamo, ma non possiamo concordare che il limite stipendiale della dirigenza PA debba o possa superare lo stipendio del Capo dello Stato, cioè quello del Presidente della Repubblica. Anche, perché, stiamo parlando di quasi dieci volte tanto la retribuzione media dei vari comparti. È sbagliato un sistema contrattuale che continua ad aumentare automaticamente la forbice fra i vari dipendenti delle diverse pubbliche amministrazioni finanziando in maniera percentuale i fondi contrattuali, ma è quanto avviene, anche, con i contratti che si stanno per aprire quest’anno all’ARAN, agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
La forbice continua ad allargarsi e c’è un problema di riallineamento generale degli stipendi che i contratti del triennio 2019-2021 non saneranno. Così come non è stata risolta e non si risolverà la questione dei quadri e dei professionisti della sanità, con il contratto che si apre. La dirigenza non è una casta e i confini della relativa area non sono invalicabili.
La volontà della politica e del governo, però, sembrano voler perpetuare lo status quo e la ‘triplice’ sembra essere troppo vincolata alle logiche di partito per potersene accorgere e per rivendicare le giuste soluzioni, così si limita a proporre qualche pastrocchio che non accontenterà nessuno e lascerà l’amaro in bocca a centinaia di migliaia di lavoratori. Infatti, il Presidente ci tiene a precisare che le elevate professionalità resteranno dentro il comparto e quindi, di fatto, trattandosi di un nuovo gradino su di una scala che ha un soffitto già predeterminato e fisso, sarà una posizione che schiaccerà verso il basso tutte le professionalità già presenti nel comparto.
Noi, invece, abbiamo proposto, inascoltati, il riconoscimento delle alte professionalità e di tutte le professioni sanitarie facendole transitare direttamente nell’area della dirigenza, in una autonoma sezione della stessa area.».