Firmato, da Active Citizenship Network, la rete europea di Cittadinanzattiva, insieme a diverse associazioni civiche e di pazienti, un manifesto in dieci punti, rivolto al Parlamento e alla Commissione europea, per porre l’accento sui pazienti oncologici o con malattie croniche lasciati indietro, nonchè, sul numero di persone morte prematuramente, perché non hanno avuto accesso alle cure di cui avevano bisogno.
di Piero Mastroiorio —
“Monitorare l’impatto sui pazienti non-Covid della pandemia e delle scelte fatte” e “garantire con urgenza le procedure di accesso, diagnosi, immunizzazione, screening e terapia che sono diritti di base. I pazienti devono avere accesso a diagnosi, cure e terapie senza paura, anche in pandemia”, sono le prime due richieste di un manifesto, in dieci punti, indirizzato al Parlamento e alla Commissione europea in occasione della Giornata europea dei diritti del malato, firmato da Active Citizenship Network, la rete europea di Cittadinanzattiva, insieme a diverse associazioni civiche e di pazienti. Il messaggio lanciato in occasione della Giornata europea dei diritti del malato è anche quello di «riconoscere il ruolo delle organizzazioni civiche e di tutela dei diritti per sistemi sanitari che sappiano rispondere efficacemente alle emergenze e alle mutate esigenze di salute».
Al centro dell’attenzione della Gionata, la pandemia e l’impatto sul sistema sanitario e sui pazienti non Covid: La pandemia, riconosce il manifesto Addressing non-covid patients: COVID-19 lessons learned for more resilient Health Care Systems, ha minacciato i sistemi sanitari di tutto il Mondo e la loro sostenibilità, colpendo in modo particolare anche i pazienti non-Covid, sfidando il loro diritto alla salute e alla continuità delle cure.
In tutto il Mondo i pazienti oncologici o con malattie croniche sono stati lasciati indietro e questo avrà delle conseguenze sulla salute pubblica. Perché andranno conteggiate e valutate non solo le morti causate da Covid-19, ma anche il numero di persone morte prematuramente, perché non hanno avuto accesso alle cure di cui avevano bisogno.
Altro tema ricordato dal documento è che, durante l’emergenza pandemica, i servizi sanitari si sono concentrati eroicamente nel fronteggiare e arginare l’epidemia, ma questo sforzo ha rivelato anche i limiti del sistema sanitario preesistenti al Covid. I pazienti “ordinari”, non Covid, si sono scontrati con una mole di problemi pratici, che vanno dal rinvio di esami e controlli a quello di screening e di trattamenti di emergenza.
La sanità bloccata intorno all’emergenza ha rallentato o sospeso gli screening oncologici: mancano all’appello quasi 500.000 mammografie ed oltre 2.000 carcinomi non diagnosticati., come rivela “Osservatorio civico sul federalismo in sanità”, il report di CittadinanzaAttiva.
Dall’indagine sugli screening mammografici emerge che «i test eseguiti in meno rispetto al 2019 sono complessivamente 472.389, una riduzione del 53,8%. Ci sono oscillazioni fra le Regioni, ma solo una Regione (Toscana) alla fine del Maggio 2020 ha accumulato un ritardo vicino al 40%. Le altre Regioni hanno ritardi superiori. Questo valore trasformato in tempo diviene un ritardo medio di 2,7 mesi standard (con oscillazioni da 2 al 3,6). Il numero di carcinomi non diagnosticati è stimato superiore a 2.000 (2.099)».
Ci sono quasi 600.000 test di screening colonrettale in meno rispetto al 2019: sono complessivamente 585.287 in meno per un calo del 54,9%. In solo 3 regioni, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Umbria, alla fine di maggio 2020 si sono accumulati ritardi inferiori al 40%. Valore, che, trasformato in tempo, diviene un ritardo medio pari a 2,7 mesi standard, con oscillazioni da 1,6 a 3,6. Il numero di carcinomi non diagnosticati è stimato superiore a 600 e il numero di adenomi avanzati non identificati raggiunge quasi il numero di 4.000 (3.953).
Stesso andamento drammatico per lo screening cervicale: i test eseguiti in meno rispetto all’anno scorso sono complessivamente 371.273, meno 55,3%. Nessuna regione alla fine di maggio 2020 ha accumulato ritardi inferiori al 40%, valore, che, trasformato in tempo diviene un ritardo medio di 2,8 mesi standard, con oscillazioni che vanno da 2,1 a 3,2 mesi standard. Il numero di lesioni CIN 2 o più gravi non diagnosticati è stimato in 1.676 casi.
Active Citizenship Network «considera inaccettabile rispondere ai bisogni immediati dei cittadini che affrontano la pandemia di Covid-19 semplicemente chiudendo i servizi. Occorrono, quindi, soluzioni organizzative alternative per garantire continuità e qualità delle cure», perché la salute «è qualcosa di più che essere Covid-free».
Questo è il contesto che porta al manifesto con 10 raccomandazioni che 32 associazioni di 15 Paesi hanno firmato e indirizzato alle istituzioni, per ricordare le necessità non accolte dei pazienti non-Covid, fra le cui proposte, ci sono quella di monitorare l’impatto delle scelte fatte sui pazienti non Covid e quello di garantire con urgenza le procedure di accesso, diagnosi, immunizzazione, screening e terapia. Garantire sistemi di cura ben finanziati per il dopo-Covid, supportare la transizione al digitale, realizzare per l’intero percorso di vita un approccio di prevenzione per le patologie croniche.