Nella lettera inviata da Riccardo Guglielmi, presidente FIOQ, al ministro Stefano Patuanelli, tra l’altro si legge: «la quantificazione del sostegno per il nostro comparto è sbagliata, perché gli effetti devastanti di questa pandemia per noi saranno tangibili ed evidenti solo a fine campagna olivicola, ovvero verso settembre-ottobre 2021. Questo perché la commercializzazione del prodotto si realizza nei 12 mesi successi alla raccolta.».
di Redazione —
«Come FIOQ esprimiamo l’insoddisfazione dei soci e degli operatori della filiera olivicola, perché cambiano i Governi, ma si continua ad avere un atteggiamento di superficialità nei confronti delle istanze dei frantoiani.
Critichiamo sia la metodologia per la quantificazione dei ristori, sia la procedura non corretta per strumenti comunque interessanti per il comparto, come i bandi per la fornitura di derrate alimentari destinate agli indigenti.
Sicuramente la logica di dare ristoro ai frantoiani è corretta, ma i meccanismi per la quantificazione del sostegno per il nostro comparto è sbagliata, perché gli effetti devastanti di questa pandemia per noi saranno tangibili ed evidenti solo a fine campagna olivicola, ovvero verso settembre-ottobre 2021.
Questo perché la commercializzazione del prodotto si realizza nei 12 mesi successi alla raccolta. Quindi basarsi sul calo di fatturato nel corso dell’anno solare è sbagliato e rischia di danneggiare e penalizzare migliaia di imprese frantoiane», si legge nella lettera inviata al ministro Patuanelli dal presidente della FIOQ, Frantoiani Italiani Olio di Qualità, Riccardo Guglielmi, nonché, coordinatore nazionale del Dipartimenti Frantoiani d’Italia di AGROCEPI, intervenendo sulle misure del Governo Draghi a sostegno delle imprese di trasformazione della filiera olivicola.
«In diverse occasioni avevamo chiesto all’allora Ministro dell’Agricoltura, Bellanova, di cambiare le procedure. Siamo stati ascoltati sulla necessità di fare un appalto di gara soltanto di olio extravergine di oliva 100% italiano, ma non siamo stati ascoltati sulla giusta quotazione da porre come massimale di gara sul quale operare il ribasso. Porre come base d’asta al ribasso una quotazione di 5,50 € al litro significa avvantaggiare coloro i quali hanno stock importanti invenduti di olio dell’annata 2019-2020 e non del 2020-2021.
Ci chiediamo se sia meglio, a questo punto, rinunciare sia ai ristori, che alle aste al ribasso, perché entrambi gli strumenti, benchè, animati da una ratio positiva, potrebbero innescare dinamiche perverse portando ad un deprezzamento del vero olio extravergine di oliva 100% ‘Made in Italy’, che, in annata di ‘scarica’, ha un costo di produzione alto e che, spesso rimane invenduto nei silos dei frantoiani.
La chiave di volta del rilancio del settore sta nei Contratti di Filiera seri, così come è successo in Spagna, con accordi tra il mondo della produzione e quello della grande distribuzione. Il nostro messaggio è semplice: per tutelare il Made in Italy mai più prezzi al ribasso che arricchiscono solo furbi e speculatori», conclude Riccardo Guglielmi a proposito della procedura per l’appalto indetto da AGEA, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, per la fornitura di olio extravergine di oliva 100% italiano destinato agli indigenti, che prevede un quantitativo minimo di 2.001.668 litri in confezioni da 1 litro, il cui corrispettivo è rappresentato da 11.009.174 di €, oltre IVA e i rimborsi forfettari, assegnato con Decreto Interministeriale 6 ottobre 2020, il cui criterio di aggiudicazione è secondo l’offerta economicamente più vantaggiosa, con ribassi sul prezzo massimo del prodotto quotato a 5,50 €/litro.