CONTE: «Ministro! La SCUOLA non può in nessun modo essere ridotta al “luogo dell’abbandono momentaneo” dei ragazzi… La SCUOLA non è un “deposito bagagli”. Chiunque si ostina a considerarla tale manca di rispetto ai propri figli, al proprio Paese e a sé stesso… Credo, infine, che Lei non possa non prendere posizione su questo atteggiamento svilente e umiliante rivolto nei confronti della SCUOLA italiana di ogni ordine e grado.».
di Redazione —
Riceviamo e pubblichiamo il testo della lettera indirizzata, dalla dott.ssa Tiziana Conte, Insegnante di Taranto, al Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, in relazione alla situazione che sta vivendo la Scuola italiana, tra confinamenti e misure di sicurezza, legata alla pandemia da Covid-19, ma anche no, in cui si legge: «Ministro! La SCUOLA non può in nessun modo essere ridotta al “luogo dell’abbandono momentaneo” dei ragazzi, perché non si sa dove lasciarli, essa è comunità di intenti e ricchezza e orgoglio di una Nazione che ne riconosce il valore e l’importanza per il suo progresso e il suo sviluppo.
Ridurre la SCUOLA ad un deposito bagagli non fa onore a nessuno, la scuola e l’istruzione non sono diritti acquisiti, in molti Paesi del Mondo c’è chi ancora combatte guerre per andare a scuola e di morti per lo stesso diritto il nostro Paese ne conta tanti, la SCUOLA non è un diritto della famiglia, ma è un diritto della Persona sancito dalla nostra Costituzione (Art. 30, 33 e 34) e in particolare sottolineo l’Art. 30 che cita “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli….”.
Premetto che non sono una sostenitrice della scuola virtuale, ma so bene che cosa non è la SCUOLA e che cosa invece lo è. Non sto qui a dilungarmi ripercorrendo pagine di storia della SCUOLA, ma voglio solo ricordare che essa è da sempre il luogo in cui si costruisce il futuro di una Nazione, è il luogo in cui nascono le idee, in cui si attua il riscatto sociale, luogo di opportunità e di cura di talenti, luogo in cui si sperimenta la democrazia, in cui si tramanda la cultura di un Paese.
Il lavoro svolto quotidianamente, da chi ha studiato, pensando un giorno di poter essere al di là della cattedra e contribuire alla promozione e al progresso del proprio Paese, è un lavoro che ha pari dignità, importanza, rispetto ad altre nobili professioni. È il lavoro di chi sente forte il senso di responsabilità per chi ha difronte, di chi condivide con i giovani le stesse passioni e gli stessi ideali, anche se avanti con gli anni, di chi è convinto nonostante i fallimenti e gli errori legislativi rivolti alla scuola nel corso degli anni, che nella SCUOLA ci sia l’unica possibilità di crescita di una generazione, di una comunità di un Paese.
Lo sappiamo tutti che la DAD non è SCUOLA, lo sanno i ragazzi costretti davanti ad uno schermo per ore, i bambini lontani dalle relazioni tra pari e dalle emozioni che solo il banco di scuola e l’aula affollata possono dare, lo sanno i maturandi della scorsa maturità a cui è mancato più di ogni cosa il suono dell’ultima campanella che sanciva la fine di un’epoca e l’ingresso nel tempo della scelta.
La SCUOLA non è un “deposito bagagli”. Chiunque si ostina a considerarla tale manca di rispetto ai propri figli, al proprio Paese e a sé stesso. Egregio Ministro con molto rammarico e soprattutto con molta rabbia che da qualche giorno leggiamo su molte testate giornalistiche articoli in cui diverse categorie professionali lamentano la chiusura delle scuole e la prosecuzione della DAD, DID, e FEAD in quanto non si sa dove lasciare i figli nel tempo lavorativo. Credo, infine, che Lei non possa non prendere posizione su questo atteggiamento svilente e umiliante rivolto nei confronti della scuola italiana di ogni ordine e grado.».