CAPONE: «Occorre dunque agevolare tale evoluzione puntando su un programma di politiche attive orientato al medio e lungo periodo, che favorisca la formazione e la ricollocazione dei lavoratori intercettando la richiesta di personale qualificato, e anche dei giovani, da parte delle imprese.».
di Redazione —
«La pandemia ha avuto senza alcun dubbio un impatto traumatico e ripercussioni drammatiche sul piano sociale. Al tempo stesso la crisi sanitaria ha accelerato i processi di cambiamento in atto nel mondo del lavoro. Lo scenario economico che si presenterà, una volta cessata l’emergenza, sarà caratterizzato dalla nascita di nuove professioni e vedrà emergere alcune aree trainanti come la sanità, l’informatica, l’alimentare e tutti i settori interessati dalla transizione digitale ed energetica. Stiamo assistendo ad un mutamento epocale che avrà dirette conseguenze sotto il profilo occupazionale.
Basti pensare alla cosiddetta ‘gig economy’, un modello basato sul lavoro a chiamata, contraddistinto dall’elemento della occasionalità e su prestazioni di lavoro autonome. Non è possibile affrontare tale fase con un approccio ideologico fondato su schemi tipici del secolo scorso. Occorre dunque agevolare tale evoluzione puntando su un programma di politiche attive orientato al medio e lungo periodo, che favorisca la formazione e la ricollocazione dei lavoratori intercettando la richiesta di personale qualificato, e anche dei giovani, da parte delle imprese.
È indispensabile dunque intervenire per favorire il turnover nella pubblica amministrazione ed eliminare le rigidità burocratiche che ostacolano l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, all’interno di un mercato sempre più fluido e dinamico», ha detto Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, Unione Generale del Lavoro, in merito alle misure necessarie per rispondere alle trasformazioni in corso nel mondo del lavoro.