Mentre dal Senato arriva il via libera al nuovo Codice della Strada, con la stretta a chi guida in stato di ebbrezza e per il cellulare alla guida, a Roma, un flash mob di ambientalisti e associazioni di familiari di vittime della strada contesta l’impianto della riforma: «norme incentrate sulla repressione, non intervengono su velocità e distrazione.».
di Redazione —
Il Senato ha dato il via libera al nuovo Codice della Strada, con 83 voti favorevoli, 47 contrari e 1 astenuto, un’astensione, approvando in via definitiva il DDL n. 1086 recante interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada. Nel nuovo Codice della Strada c’è l’inasprimento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza con l’obbligo, per i recidivi, di «installare in auto il dispositivo alcolock, che impedisce l’accensione del motore se viene rilevato un tasso alcolemico sopra lo zero, oltre alla revoca della patente e al divieto assoluto di assumere bevande alcoliche prima della guida per un periodo di due o tre anni, in base alla gravità dell’infrazione» ed il ritiro immediato della patente per chi assume stupefacenti e si mette alla guida.
Ci sono multe più severe per chi usa il telefono alla guida, con sanzioni fino a 1400 euro. e la sospensione breve della patente che va da 15 giorni a 90 nei casi più gravi. Verranno inasprite pene e sanzioni per l’occupazione dei posti dei disabili e per il superamento dei limiti nei centri urbani. I motorini parcheggiati in sosta irregolare potranno ricevere multe fino a 87 euro se posizionati in modo da limitare la viabilità. All’interno del disegno di legge sono anche indicate norme più severe per chi, abbandonando animali su strada, causi incidenti. Vengono introdotte nuove norme, anche, per le multe da autovelox e prescrizioni affinché tutti gli strumenti di controllo da remoto vengano omologati. Novità anche per i monopattini, che dovranno essere identificabili attraverso targa e avere l’assicurazione; servirà il caso per guidarli; a quelli in sharing sarà inibito l’uso in are extraurbane. Infine, chi guida le due ruote sarà considerato utente vulnerabile della strada.
Però non tutti esultano, tra questi il Codacons, che attraverso le parole del suo presidente, Carlo Rienzi, commenta così il nuovo Codice della Strada: «L’inasprimento delle sanzioni previsto dal nuovo Codice della strada rischia di trasformarsi in una stangata per pochi, se non sarà accompagnato da un reale incremento dei controlli lungo le strade. Il giro di vite contro l’uso dei cellulari alla guida, la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti, e i provvedimenti in tema di monopattini rappresentano nell’insieme misure positive, che rischiano di non produrre gli effetti sperati sul fronte della sicurezza stradale. Questo perché qualsiasi nuova regola o inasprimento delle sanzioni verso i trasgressori resta lettera morta se sulle strade se i controlli scarseggiano: basti pensare che secondo gli ultimi dati ISTAT nel primo semestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, si registra in Italia un aumento del +0,9% del numero di incidenti stradali con lesioni a persone e dei feriti (+0,5%), mentre le vittime sulle strade salgono del +4%, con punte del +7,9% proprio sulle strade urbane, quelle che necessiterebbero di maggiore vigilanza.».
Associazioni di familiari di vittime della strada e ambientalisti, giudicano la riforma «inadeguata e pericolosa», definendo il nuovo Codice il “Codice della Strage”, che, al di là di slogan e misure repressive «andrà a peggiorare la sicurezza stradale». Le associazioni, scese in piazza, contro una riforma ritenuta unanimemente “inadeguata e pericolosa”, lo scorso 21 novembre in un flash mob di protesta a Roma, scrivono in una nota: «riduce regole e allenta controlli per auto e camion, mentre sottrae spazi sicuri per pedonalità e ciclabilità, attacca la mobilità sostenibile e toglie autonomia alle città peggiorando nettamente la sicurezza per tutti gli utenti della strada. Inoltre, questa drammatica misura fa il paio con la Legge di bilancio 2025, che taglia 154 milioni di investimenti su sicurezza stradale e mobilità sostenibile.
Questa riforma, non è in nostro nome, né in quello delle migliaia di vittime sulle strade d’Italia. È una riforma pericolosa: ad esempio, limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità; introduce una sola multa per più infrazioni, incentivando la violazione delle regole. È una riforma dannosa: rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e corsie ciclabili, zone a traffico limitato e a basse emissioni, fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città; e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali.».
«In questo modo la riforma ostacola la prevenzione aumentando, anziché abbassare, il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno», dichiarano i portavoce delle associazioni impegnate contro la riforma del Codice della Strada, che concludono: «Il Ministro Salvini racconta questa riforma come la soluzione al problema drammatico dell’incidentalità stradale, ma, in realtà, è esattamente il contrario, perché queste norme, che sono tutte incentrate sulla repressione e non intervengono in via preventiva sui fattori principali che sono velocità e distrazione, peggioreranno ancora di più le cose. Governo e Senato, con questa riforma del codice, votano sulla pelle delle persone: la sicurezza stradale ha un’altra direzione.».