Il CNDDU invita la comunità scolastica, nella settimana in cui si celebra l’International Day of Sport for Development and Peace, a dedicare del tempo ai grandi campioni che hanno promosso importanti battaglie per i diritti civili e per l’inclusione.
di Romano Pesavento – Presidente CNDDU
Il CNDDU, Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, nella Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e per la pace, ricorrenza istituita, ogni 6 aprile, dall’Assemblea generale dell’ONU con risoluzione A/RES/67/196 del 23 agosto del 2013, associandosi al messaggio di Amina J. Mohammed, Vice segretario generale delle Nazioni Unite, in cui sostiene che «Lo sport ha il potere di allineare la nostra passione, energia ed entusiasmo attorno a una causa collettiva. Ed è proprio qui che si può nutrire la speranza e ritrovare la fiducia. È nel nostro interesse collettivo sfruttare l’enorme potere dello sport per aiutare a costruire un futuro migliore e più sostenibile per tutti», sottolinea non solo l’intrinseco valore di tale disciplina, per il benessere psicofisico della persona nella sua globalità, ma per il forte apporto culturale–educativo che un’attività con tanto seguito può apportare.
In passato molti straordinari atleti hanno approfittato della loro risonanza mediatica, connessa ai propri gloriosi risultati competitivi, per sensibilizzare la coscienza pubblica su problematiche umanitarie, politiche, sociali, magari disertate nei loro paesi di origine, perché “scomode” o censurate dalle dittature.
Come dimenticare i due velocisti (afro)americani Tommie Smith (primo) e John Carlos (terzo) sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi del 1968, che, durante la premiazione, in concomitanza dell’inno nazionale statunitense, alzarono il pugno, con un guanto nero, abbassando contestualmente la testa in segno di protesta, per le discriminazioni subite dalla popolazione di colore?
O la storia meno dei velocisti Peter Norman, australiano, Jesse Owens, statunitense, Hassiba Boulmerka, algerina, Sanaa Abu Bkheet, palestinese, Samia Yusuf Omar, somala. Tali personaggi grandeggiarono nello sport come nella vita e costituiscono un numero limitato rispetto alle cifre reali riguardanti la consapevolezza civica di molti atleti.
Il CNDDU, nel segnalare la pagina delle Nazioni Unite, per attingere al materiale di riferimento, invita la comunità scolastica nella settimana in cui si celebra l’International Day of Sport for Development and Peace a dedicare del tempo ai grandi campioni che hanno promosso importanti battaglie per i diritti civili e per l’inclusione, come la campionessa Bebe Vio, che, non solo dà lustro all’Italia, con le sue vittorie, ma da sempre è impegnata per la difesa dei valori umanitari. #UmanamenteSportivi