Una chiacchierata informale con il direttore de “Il Campanile” sui valori del ricordo di una vittoria militare avvenuta il 4 novembre 1918, che, oggi si celebra come Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, commemorando la fine della Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale e l’annessione delle terre irredente al Regno d’Italia.
di Antonietta Montagano —
Apprestandomi a scrivere un articolo per un blog sulla vittoria dell’Esercito italiano, il 4 novembre 1918, vado a rileggere, per approfondire, forse, più per curiosità, un articolo a firma di Piero Mastroiorio, direttore de “il Campanile” che scrive di vittoria da nascondere. La curiosità, che é alla base del nostro lavoro, e non solo, mi fa guardare il telefono, nonostante l’ora tarda il direttore, come al solito, è collegato, lo chiamo, comincio a fargli alcune domande, poi altre, comincio ad appuntarmi alcune risposte, ormai ci sono, un’intervista sul 4 novembre, una chiacchierata informale, penso, pubblico la telefonata. Chiedo il permesso. Accordato. La chiacchierata diventa questo mio scritto sul 4 novembre, data in cui in Italia si celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, commemorando la fine della Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale e l’annessione delle terre irredente al Regno d’Italia.
Perché il 4 novembre è una data significativa per l’Italia e quale potrebbe essere il significato della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate oggi?
Il 4 novembre 1918 segnò la fine della Prima Guerra Mondiale per l’Italia, con la firma dell’armistizio di Villa Giusti che sanciva la vittoria dell’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico. È un simbolo di unità nazionale e patriottismo, anche se in alcuni casi viene criticato per il suo legame con eventi bellici e, di conseguenza, vista come espressione di destra per via di alcuni richiami, che non sto a descrivere, mi limito a dire che la sua rilevanza è oggetto di dibattito, poiché alcuni ritengono che possa glorificare la guerra, mentre altri la vedono come un omaggio a chi ha sacrificato la propria vita per la patria.
La Prima Guerra Mondiale può essere considerata una “vittoria mutilata” per l’Italia?
Si. Sono con quegli storici che parlano di “vittoria mutilata“, perché l’Italia non ottenne tutte le terre promesse dagli Alleati, generando delusione e contribuendo al clima politico che portò al fascismo. Interpretazione che, ancora oggi, è fonte di accesi dibattiti, tra storici e critici.
Come rispondono i giovani alla celebrazione del 4 novembre?
Credi che alzino le loro teste illuminate dai cellulari per chiedersi cosa rappresentò e rappresenta il 4 novembre per gli italiani? Io non credo! Molti giovani potrebbero sentirsi distanti da questa celebrazione, percependola come il ricordo di un passato lontano, altri la vedono, con una frase fatta, come un’occasione per riflettere sull’importanza di imparare dagli errori del passato.
In alcune città si è soliti organizzare cortei con banda e corone d’alloro, ma la gente che vi partecipa ha un numero limitato, perché in molti non sostengono questa celebrazione?
Alcuni cittadini vedono questa giornata come una glorificazione della guerra, o come una celebrazione eccessivamente nazionalistica. In particolare i gruppi “pacifisti”, il più delle volte alla ricerca di scontri con le Forze dell’Ordine, criticano questa festività, preferendo una celebrazione della pace e della cooperazione.
La celebrazione del 4 novembre può aver in qualche modo influenzato il fascismo?
Un luogo comune. Durante il periodo fascista, il 4 novembre fu utilizzato come strumento di propaganda nazionalista, accentuando i valori della patria e dell’espansione militare, cosa che ha contribuito a creare un immaginario patriottico-militare che, in parte, persiste ancora oggi.
Come si è evoluta la percezione del 4 novembre tra le diverse generazioni?
La percezione del 4 novembre è cambiata molto nel tempo, per le generazioni più anziane, che hanno vissuto la guerra o le sue conseguenze, è spesso un giorno di solenne ricordo, per i giovani, invece, come dicevo, è un evento distante il cui significato storico non è colto nell’immediatezza.
Il 4 novembre dovrebbe essere nuovamente una festa nazionale ufficiale?
Si, è pur sempre considerata una festa nazionale. Non è più un giorno festivo, per le pressioni dei soliti noti, che non cito per non polemizzare, per la paura di un ritorno al passato, che non può mai più riproporsi. Non ci sono più né forti idee né forti valori, in nessun schieramento. Comunque, credo che dovrebbe essere riconosciuta come tale per onorare i caduti, anche se alcuni pensano che in un contesto moderno non sia necessario avere una giornata di festa per eventi bellici.
Quanto è importante ricordare le vittime di tutte le nazioni coinvolte nella Prima Guerra Mondiale?
Credo, come molti, essere importante ampliare il ricordo anche ai caduti degli altri paesi coinvolti. La guerra fu devastante per milioni di persone in tutta Europa e commemorare tutte le vittime potrebbe contribuire a una prospettiva di pace e solidarietà internazionale.
Quali sono gli insegnamenti della Prima Guerra Mondiale che oggi possiamo trarre dal 4 novembre?
La Prima Guerra Mondiale è stata una tragedia senza precedenti. Ricordare il 4 novembre può servire a riflettere sui pericoli dei conflitti bellici. Come detto più volte, ad oltre cento anni da quella vittoria militare non restano che alcune domande, retoriche, se vuoi, ma sempre attuali: come viene spiegato cos’è la Patria? Come si racconta cos’è la Storia, cos’è la Civiltà e cos’è lo Stato? Soprattutto come si spiega e si parla ai ragazzi di cos’è la guerra e cos’è la pace? Non dimentichiamo che viviamo in una nazione composta da più staterelli, pardon regioni, dove le celebrazioni del 4 novembre cambiano, abbiamo alcune regioni e città che organizzano parate e discorsi commemorativi, mentre altre optano per cerimonie più sobrie, un insegnamento divisivo che dimostra come un evento unitario venga vissuto diversamente a seconda del contesto locale e della sensibilità regionale, per non dire politica.
È corretto collegare la celebrazione delle Forze Armate a quella dell’Unità Nazionale?
No. Io vedo le cose distinte e separate, sono concetti che non dovrebbero essere celebrati insieme. L’Unità Nazionale rappresenta un ideale di coesione sociale e politica, mentre le Forze Armate sono legate a operazioni difensive e militari.
Come influisce la storia del 4 novembre sull’identità nazionale degli italiani?
Il 4 novembre è stato importante per rafforzare l’identità nazionale italiana dopo l’unificazione, ma oggi si tenta di cancellare questa identità nazionale a favore di in un contesto europeo e globalizzato, relegando l’identità nazionale italiana ad una valorizzazione di cooperazione e solidarietà. A proposito vorrei ricordare gli italiani che vivono all’estero, per la maggior parte dei quali, il 4 novembre rappresenta un legame con la Patria e un’opportunità per riflettere sulle proprie radici, anche se molti trovano difficile sentirsi coinvolti in una celebrazione che ha a che fare principalmente con eventi della storia italiana.
La celebrazione delle Forze Armate può essere vista come un sostegno alle spese militari?
No. Se devono essere sostenute delle spese militari a livello governativo non è certo una manifestazione a bloccare tale decisone, anche se alcuni critici pensano che, la celebrazione delle forze armate, possa giustificare o aumentare il supporto pubblico per la spesa militare, a discapito di altre aree, sollevando questioni su come bilanciare l’investimento nella difesa rispetto a servizi come sanità e istruzione.
Quali sono le alternative proposte per celebrare il 4 novembre?
Alcune proposte per modernizzare la celebrazione includono il concentrarsi su temi come la pace e la cooperazione internazionale, o trasformare la giornata in un momento per riflettere sugli orrori della guerra e l’importanza del dialogo. Questo potrebbe rendere la ricorrenza più inclusiva e rilevante per la società contemporanea. Il 4 novembre, al di là del racconto degli avvenimenti storici, delle battaglie, dovrebbe essere il giorno della commemorazione dei caduti di tutte le guerre. Dovrebbe essere il giorno del ringraziamento ai Militari in servizio, in Italia e nelle missioni internazionali all’estero. Dovrebbe essere il ricordo dell’altissimo prezzo pagato per quella pace. Dovrebbe essere il ricordo della disfatta di Caporetto e cosa fu la battaglia di Vittorio Veneto e, soprattutto, quello, che molti dimenticano: le guerre vengono dichiarate dai politicanti, ma sono i militari a combatterle e a perdere la vita insieme ai cittadini che non riescono a proteggere. Dovrebbe essere il ricordo di ciò che fu rovina e vittoria, legame ideale che unisce la Nazione e le sue Forze Armate, suggellato nell’Articolo 52 della Carta Costituzionale che ricorda come “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Dovrebbe essere il ricordo, per cittadini e alte Cariche dello Stato, che tributeranno al Milite Ignoto, l’onore dovuto al sacrificio di Caduti per la Patria, che, hanno dato valori di riferimento all’Italia, lottando e dando la vita per rendere, sicuro, civilmente avanzato e democraticamente evoluto, il nostro amato suolo patrio.