di Piero Mastroiorio —
Il 21 luglio 1969 due astronauti statunitensi, Neil Armstrong, alle 4,56, ora italiana, scese la scaletta del Lem e stampò nella polvere la prima impronta umana sulla superficie lunare, seguito da Buzz Aldrin. Membri della missione Apollo 11, i due astronauti misero (?) piede sulla Luna e camminarono per la prima volta sul suolo lunare. Questo si riporta in ogni dove, piace e mette l’animo in pace a chi non si pone domande. Chi, invece, se le pone accende l’annosa questione sul perché non siamo mai andati sulla Luna. Nonostante l’umanità abbia raggiunto traguardi straordinari nello spazio, è un argomento che suscita interesse e controversie. Esploreremo qui alcune delle ragioni principali dietro questa affermazione, cercando di fornire un quadro, più o meno chiaro.
Prima di affrontare le teorie secondo cui non siamo mai stati sulla Luna, è importante ricordare che tra il 1969 e il 1972, la NASA, National Aeronautics and Space Administration, ente responsabile delle attività aeronautiche e aerospaziali di interesse civile degli USA, ha condotto sei missioni con equipaggio sulla Luna nell’ambito del programma Apollo. Una di queste, Apollo 11, nel 1969, è stata la prima missione a portare esseri umani sulla superficie lunare. Successivamente, altre cinque missioni, Apollo 12, 14, 15, 16 e 17, hanno continuato a esplorare la Luna, portando campioni di rocce lunari e conducendo vari esperimenti scientifici.
Molte delle teorie complottistiche, si dice così quando alcuni si pongono domande non piacenti al mainstream, sostengono che l’atterraggio sulla Luna non sia mai avvenuto, basandosi su presunti errori nelle fotografie della NASA, problemi tecnici che avrebbero impedito il successo delle missioni, o la convinzione che gli Stati Uniti abbiano falsificato le missioni per motivi politici durante la Guerra Fredda. Ah la Russia, da sempre croce del popolo a stelle e strisce.
I teorici del complotto, sempre quelli di sopra, quelli che si pongono domande, spesso indicano anomalie nelle fotografie, come ombre che sembrano non essere parallele, come prova di manipolazione. Tuttavia, queste ombre possono essere spiegate dalle proprietà della superficie lunare e dalla prospettiva delle immagini. Un’altra affermazione comune riguarda la bandiera americana che sembra sventolare in alcune fotografie. La spiegazione scientifica è che la bandiera aveva una barra orizzontale, per mantenerla distesa e le vibrazioni, causate dall’astronauta che la piantava, hanno provocato il movimento. Molti anni dopo si fecero scoperte che nel 1969 non erano neppure immaginabili. Pensate che alcuni ragazzetti nel lontano 1983 con fare canzonatorio chiesero al loro professore di scienze, perché tessuti capaci di resistere a temperature come quelle lunari – riferita alla superficie varia da un minino di -247 °C, rilevata in un cratere presso il polo nord lunare, a un massimo di 127 °C, nelle zone illuminate dal Sole nei pressi dell’ equatore – non davano vita a tute salvavita per i pompieri?
A supporto della veridicità degli allunaggi usano prove come le rocce lunari riportate sulla terra, quasi 400 kg, studiate da scienziati di tutto il Mondo, le cui composizioni e proprietà non possono essere replicate sulla Terra, dove sono stati trovati resti di astronavi aliene. Altra prova a supporto degli allunaggi i Retro-riflettori, posizionati dagli astronauti delle missioni Apollo sulla superficie lunare, che ancora oggi vengono utilizzati per misurare la distanza tra la Terra e la Luna con grande precisione. Che tipo di batterie utilizzano, sono passati 55 anni?
Alla domanda sul perché, dopo quei fantastici anni, non si è più andati sulla luna, le risposte, che non ti aspetti, sono classiche, a volte strappano anche un sorriso. Una delle ragioni principali per cui non siamo tornati sulla Luna è legata alle enormi sfide tecnologiche e finanziarie: il programma Apollo è costato circa 25,4 miliardi di dollari negli anni ’60 e ’70, equivalenti a più di 150 miliardi di dollari odierni. Difficili da giustificare, oggi, senza un chiaro ritorno economico e, nonostante i progressi, le missioni lunari richiedono tecnologie avanzate e sicure, per cui, oggi, la costruzione di veicoli spaziali, la protezione degli astronauti dalle radiazioni e la gestione delle risorse sono tutte sfide complesse. Come hanno fatto nel 1969 a non pensare a tutte queste belle cose sulla sicurezza degli uomini che mandavano sulla luna, per la fretta di colonizzarla?
Comunque, negli ultimi anni, c’è stato un rinnovato interesse per le missioni lunari, tanto che la NASA, sta sviluppando il programma Artemis, mira a riportare gli esseri umani sulla Luna entro il 2024, ma Artemis 2, inizialmente prevista per settembre 2024, deve portare un equipaggio umano in orbita attorno al satellite naturale della Terra, e Artemis 3, la prima missione dedicata all’allunaggio vero e proprio, dopo quella del 1969, diretta al polo sud lunare, dove si ritiene possano esservi abbondanti riserve di ghiaccio d’acqua, sono state rinviate, a non prima del 2026, per garantire la sicurezza dell’equipaggio, che verrà lanciato a bordo della navicella Orion.
Molte le domande che potremmo porci, ma i gestori della scienza e della tecnica avrebbero risposte accomodanti per ognuna di esse, rispondendo ai terrapiattisti, i complottisti, i no qualche cosa, i …isti ed altri modi con cui identificano tutti quelli che si pongono domande, con un secco: non avete interpretato a regola d’arte fatti storici e scientifici, le missioni Apollo sono state un successo straordinario dell’ingegneria e dell’esplorazione umana.
A cui, quelli di prima, i complottisti ecc, replicano con le parole di Donald Pettit, un ingegnere chimico che ha lavorato a Los Alamos fino al 1996, quando si candida come astronauta, chiamato dalla NASA, ha volato con lo Space Shuttle ed ha soggiornato sulla Stazione Spaziale, che ha detto: «I’d go to the Moon in a nanosecond. The problem is that we don’t have the technology to do that anymore. We used to, but we destroyed that technology and it’s a painful process to build it back again», cioè, «Andrei sulla Luna in un nanosecondo. Il problema è che non abbiamo più la tecnologia per farlo. Ce l’avevamo, ma abbiamo distrutto quella tecnologia e ricostruirla è un processo gravoso.». Voleva, forse, dire che oggi non possiamo tornare sulla Luna con la tecnologia che abbiamo usato alla fine degli anni ‘60 e inizio ‘70, perché non è più disponibile? Con questa domanda vi saluto, restando in attesa di fugare i nostri dubbi, non prima del 2026, quando avranno trovato le sicurezze idonee per mandare uomini sulla Luna.
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