di Vincenzo Andraous

Sarà il caldo, forse, la noia, peggio, l’inquietudine che scaturisce dal sentirsi inadeguati, ma con frequenza certosina si succedono fatti e accadimenti che non sono parenti stretti di qualche spaccone di periferia in cerca di notorietà, di qualche bullo di città privato durante l’estate della sua jungla prediletta la scuola.
Ci sono le parole che offendono e scavano a fondo, le botte date con le nocche infrante, le lame che appaiono d’improvviso e feriscono a morte.
Giovanissimi che non sono delinquenti, ma lo stanno per diventare, giovanissimi che non sanno decodificare un messaggio strampalato, giovanissimi prigionieri di una messaggistica istantanea che non fa sconti a nessuno.

Stavo parlando in centro con un ragazzino, perché di ragazzino si trattava, ogni volta che gli dicevo perché quella canna che ti rincoglionisce, perché per te è meglio abbattere che accogliere, perché lo strumento della violenza ti fa pensare che puoi risolvere ogni cosa, mentre, invece, te lo assicuro, traccia la linea di una discesa all’inferno senza tappe intermedie.
Una scrollata di spalle licenziava il fastidio di una risposta, di una spiegazione, il suo sguardo era già oltre ogni possibile uso del condizionale.
È chiaro che tentare di dare chiarimenti a metà non fa altro che tinteggiare di irrequietezza una analisi incompiuta, ci rendono la vita difficile le percezioni più delle realtà con cui fare i conti, invece dovremmo dare più importanza al valore della famiglia, della scuola, della possibilità di incontrare il valore della relazione, senza cui la stessa vita diventa una sopravvivenza priva di incontri emozionanti, deprivata soprattutto dell’esistenza dell’altro.

No, non tutti gli adolescenti sono guerrieri in erba, la maggioranza dei giovani non è violenta nè irresponsabile, ma allo stesso tempo è necessario mettersi a mezzo, di traverso a quegli altri ragazzi che liquidano il problema dell’impegno e del rispetto per se stessi e per gli altri con una scrollala di spalle, così facendo eludono la realtà fatta di regole e codici normativi, affidandosi a quel mondo virtuale privo di esempi che non retrocedono davanti alla violenza più insostenibile. Infatti, il rispetto lo si apprende solo e unicamente attraverso l’esempio di chi autorevole lo è non sulla carta, ma sulla fatica della presenza e dell’accompagnamento.
In quel ragazzino spavaldo e un po’ guascone c’è tutta la necessarietà di non lasciare scappare la speranza di trovare soluzioni prima che la violenza si concretizzi nel suo dramma e abbia il sopravvento.
Ogni volta che la devianza minorile si manifesta nelle sue diverse forme, come il bullismo, la delinquenza, l’uso e abuso di sostanze, la violenza, come comportamento antisociale, tutto ciò può deteriorare profondamente quel senso di inadeguatezza di cui parlavo all’inizio, procurando vere e proprie tragedie a se stessi, ai propri cari, all’altro a un palmo dal tuo naso, alle vittime innocenti, all’intera società.

error: Content is protected !!